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Prestare denaro a un amico o a un conoscente è un gesto di fiducia. Spesso lo si fa senza troppi formalismi, con la convinzione che la restituzione avverrà spontaneamente e nei tempi concordati. Non sempre però le cose vanno così: può capitare che il debitore ritardi, dimentichi, o addirittura non intenda più restituire quanto ricevuto. In questi casi, chi ha prestato il denaro si trova in una situazione delicata: da un lato il desiderio di recuperare la somma, dall’altro la necessità di mantenere rapporti civili e di muoversi entro i limiti di legge.
Sollecitare la restituzione di un prestito richiede equilibrio, conoscenza degli strumenti a disposizione e la capacità di gestire i rapporti personali o professionali coinvolti. Questa guida analizza in modo dettagliato come comportarsi in queste situazioni, partendo dai passi informali fino ad arrivare agli strumenti legali più incisivi, con suggerimenti pratici su come tutelarsi.
La differenza tra prestito occasionale e prestito formale
Il primo aspetto da considerare riguarda la natura del prestito. Quando si tratta di un prestito tra amici o familiari, spesso non viene redatto alcun contratto scritto: ci si basa sulla parola data. Questo rende più difficile far valere i propri diritti, ma non impossibile. In diritto, infatti, anche i prestiti tra privati sono vincolanti: la differenza sta nella prova della loro esistenza.
Un prestito formale, invece, è quello regolato da un contratto scritto o da un riconoscimento di debito. In questo caso il creditore ha uno strumento molto più forte per esigere la restituzione. È quindi importante comprendere in quale delle due situazioni ci si trovi, perché il modo di sollecitare il pagamento dipenderà anche dalla possibilità di dimostrare l’avvenuta consegna della somma.
Il primo passo: il richiamo informale
Prima di intraprendere azioni più rigide, è sempre bene iniziare con un sollecito informale. Può trattarsi di una telefonata, di un incontro di persona o di un messaggio cordiale. L’obiettivo è ricordare la scadenza del prestito senza creare tensioni. Molte volte il debitore ha semplicemente dimenticato o si trova in una temporanea difficoltà di liquidità, ed è disponibile a trovare una soluzione.
In questo passaggio è utile dimostrare comprensione, ma allo stesso tempo fermezza. Si può proporre, se necessario, una proroga breve o un piano di restituzione a rate. Il messaggio deve essere chiaro: si tratta di un impegno preso, e ci si aspetta che venga rispettato.
Sollecito scritto
Se i richiami verbali non hanno effetto, il passo successivo è inviare un sollecito scritto. Una mail o una lettera servono non solo a ribadire la richiesta, ma anche a creare una traccia documentale.
Il testo deve contenere:
- l’indicazione dell’importo prestato;
- la data del prestito;
- la scadenza concordata (se presente);
- la richiesta di restituzione entro un termine ragionevole (es. 15 giorni);
- le modalità di pagamento preferite (bonifico, assegno, contanti con ricevuta).
Il tono deve restare professionale e non offensivo. È bene evitare minacce, che non avrebbero alcun valore giuridico e potrebbero ritorcersi contro chi le formula. Un sollecito scritto ben strutturato mostra serietà e responsabilità.
La raccomandata con ricevuta di ritorno o la PEC
Se anche il sollecito scritto informale non sortisce effetto, è opportuno formalizzare ulteriormente la richiesta. L’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno o, in alternativa, di una PEC, ha un valore legale importante. Questo documento dimostra che il debitore è stato ufficialmente messo a conoscenza della richiesta di restituzione.
Nella raccomandata è utile inserire:
- i dati del creditore e del debitore;
- il riferimento al prestito con data e importo;
- l’invito a restituire la somma entro un termine preciso;
- l’avviso che, in caso di mancato pagamento, si procederà per vie legali.
Questo tipo di comunicazione prende il nome di diffida ad adempiere. È un atto formale che mette in mora il debitore, interrompe eventuali termini di prescrizione e prepara la strada a un’azione giudiziaria.
L’aiuto di un avvocato
Se nonostante diffide e solleciti il debitore non restituisce, rivolgersi a un avvocato diventa la scelta più opportuna. Il legale potrà valutare la situazione, verificare le prove disponibili e inviare al debitore una lettera di diffida a firma di studio legale. Spesso questo passaggio ha un forte impatto psicologico: il debitore percepisce che la questione è diventata seria e che ignorarla può avere conseguenze legali ed economiche.
Un avvocato può inoltre consigliare la strada più adatta: tentare una negoziazione assistita, ricorrere alla mediazione civile o procedere direttamente con un decreto ingiuntivo. La scelta dipenderà dal valore del prestito, dalle prove disponibili e dall’atteggiamento del debitore.
Il decreto ingiuntivo
Il decreto ingiuntivo è lo strumento giudiziario più rapido per ottenere la condanna del debitore al pagamento. Può essere richiesto quando si dispone di una prova scritta del credito, come un contratto, una scrittura privata, un assegno o un bonifico con causale “prestito”. Il giudice, sulla base della documentazione, emette un decreto che intima al debitore di pagare entro 40 giorni.
Se il debitore non paga né si oppone, il decreto diventa esecutivo e consente di procedere con il pignoramento dei beni o dello stipendio. È uno strumento molto efficace, ma richiede l’assistenza di un avvocato e comporta tempi e costi.
La mediazione civile
Per alcune materie, compresi i contratti bancari e i finanziamenti, la legge prevede l’obbligo di tentare una mediazione civile prima di andare in tribunale. Anche se non sempre è obbligatoria, la mediazione può rappresentare un’opportunità: le parti, assistite da un mediatore imparziale, cercano un accordo che eviti i tempi e i costi del processo.
Nel contesto di un prestito tra privati, la mediazione può facilitare soluzioni flessibili, come la restituzione rateale o la riduzione parziale del debito in cambio di un pagamento immediato. Non sempre ha successo, ma vale la pena valutarla, soprattutto quando i rapporti personali sono ancora rilevanti.
La prova del prestito
Uno dei punti più delicati quando si sollecita un prestito è dimostrarne l’esistenza. Se si è stati prudenti, si dispone di un contratto scritto o di una scrittura privata firmata dal debitore. In assenza di ciò, possono costituire prova bonifici bancari, messaggi, mail o qualsiasi documento che dimostri la consegna del denaro con l’intesa di una restituzione.
La giurisprudenza tende a considerare sufficiente anche la confessione del debitore in messaggi o chat, purché chiara. Senza prove, però, diventa molto più difficile ottenere tutela giudiziaria, perché il giudice non può basarsi solo sulla parola del creditore.
Differenze tra prestito tra privati e prestito bancario
È utile ricordare che i prestiti tra privati, a differenza di quelli bancari, non seguono regole rigide su tassi di interesse o ammortamento, ma devono comunque rispettare la legge. In particolare, se si applicano interessi, questi non possono essere usurari. Inoltre, somme elevate dovrebbero essere sempre tracciate e dichiarate. Questi aspetti possono diventare rilevanti quando si procede a sollecitare formalmente la restituzione, perché il giudice potrebbe richiedere chiarimenti anche sulla liceità del contratto.
Consigli per prevenire problemi futuri
Sollecitare la restituzione di un prestito è sempre spiacevole. Per ridurre il rischio che ciò accada, è consigliabile adottare alcune precauzioni preventive:
- redigere sempre un contratto scritto, anche semplice;
- utilizzare bonifici bancari con causale chiara, evitando il contante;
- specificare termini e modalità di restituzione;
- prevedere eventualmente rate e scadenze precise;
- mantenere una comunicazione scritta con il debitore.
Queste cautele, pur riducendo la spontaneità dell’atto di prestare denaro, tutelano entrambe le parti e evitano spiacevoli contenziosi.
Conclusioni
Sollecitare la restituzione di un prestito è un processo che può iniziare in modo amichevole ma, se necessario, arrivare fino agli strumenti giudiziari. Il percorso tipico parte da un richiamo informale, prosegue con solleciti scritti, passa a una diffida formale e, se il debitore persiste nell’inadempimento, può sfociare in azioni legali come il decreto ingiuntivo. Ogni fase richiede buon senso, conoscenza dei propri diritti e attenzione a non compromettere irrimediabilmente i rapporti personali.
Il messaggio chiave è la gradualità: prima si cerca il dialogo, poi si rafforza la richiesta con strumenti scritti e infine, solo se necessario, si ricorre all’autorità giudiziaria. La chiarezza, la documentazione e la determinazione sono le tre armi principali per chi intende recuperare quanto prestato, sempre nel rispetto della legge e della dignità delle persone coinvolte.